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"[...] Il dialetto è anche uno strumento efficace di trasmissione di contenuti profondi quando si trova nelle mani di chi sa dominarlo fino a renderlo poesia pura. [...] L'autore annota e analizza con levità e ironia tutti i problemi connessi con l'uso (e il disuso, purtroppo) del dialetto, ma evidenzia anche tutte le suggestioni che esso evoca. [...] L'ultima sezione Penoncini la dedica a Ferrara, tra echi e riferimenti letterari da Ludovico Ariosto a Giorgio Bassani, ad Antonio Delfini, a Roberto Pazzi [...] e una arresa denuncia degli scempi urbanistici che hanno stravolto gli spazi dell'attuale viale Cavour e come rubato il volo alla città con la costruzione dei due grattacieli [...]". (Daniele Rossi)